Gli spettacoli romani si sa, sono famosi per la loro peculiare violenza. Particolarmente cruenti e sanguinosi erano i giochi dei gladiatori, denominati “munera”, che si tenevano presso gli Anfiteatri di molte città. I gladiatori, che spesso erano prigionieri di guerra o schiavi, venivano comprati da un lanista, una sorta di imprenditore – istruttore o anche proprietario di una scuola per gladiatori (tra le più famose ricordiamo la Schola armaturarum di Capua).
In occasione dei vari ludi , ossia dei giochi pubblici organizzati in occasione di festività religiose o politiche romane, i combattimenti si tenevano all’ interno degli Anfiteatri. Erano edifici dotati di un’ architettura ellittica, con uno spazio centrale, l’arena, circondata da una gradinata a tre ordini, chiamata cavea, dove gli spettatori potevano assistere alla scena. L’ingresso agli spalti avveniva attraverso una serie di aperture denominate “vomitoria”, un nome alquanto bizzarro ma che rende perfettamente l’idea di un flusso che fuoriesce da un orifizio !
Presso i due lati dell’arena, invece, erano collocate le due grandi porte. Una prima, la Porta Triumphalis, permetteva l’ingresso dei combattenti e le varie scenografie nonché i personaggi, gli attori e le comparse che costituivano l’azione; una seconda, la porta Libitinaria, era il varco che nessun gladiatore avrebbe mai desiderato oltrepassare. Si trattava, infatti, del portale destinato agli sconfitti, la porta dell’Ade, poiché Libitina era l’antica dea romana delle onoranze funebri. Il suo culto, di origine etrusca, fu poi assorbito dalla costume romano. Era la divnità incaricata di badare e sorvegliare i vari rituali associati alla sepoltura ed al culto dei morti.
La porta “libitinaria” , quindi, prende il nome dai “libitini” , che nella Roma antica si occupavano dei gladiatori deceduti e della rimozione dei loro corpi. Travestiti da Caronte o Mercurio, erano, sostanzialmente, dei becchini che svolgevano il ruolo di condurre le salme dei gladiatori presso lo spoliarium, luogo dove appunto si “spogliava” il combattente dalla sua armatura. Spesso avevano il diritto di inferire il colpo di grazia, nel caso il gladiatore fosse in fin di vita. Tale luogo era, generalmente, collocato in una galleria laterale che si trova in prossimità della porta Libitinaria.