Uno dei supporti scrittori più largamente utilizzati nel mondo greco-romano erano le cosiddette tavolette cerate. Queste tavole, in legno duro, venivano ricoperte di cera o di gomma lacca e preparate in modo particolare per ricevere la scrittura. Uno stilo appuntito incideva la cera morbida a mo ‘ di penna ed il testo poteva essere cancellato livellando la superficie della tavola , in modo da poterla utilizzare proprio come lo si fa con una lavagna.
Spesso erano riunite tra di loro e legate in vario modo, tanto da formare dei veri e propri libretti da due, tre o più tavole (polittici).
Le tavolette venivano impiegate per gli appunti domestici e per documenti notarili o giuridici. Questi ultimi costituivano dei veri e propri atti a testimonianza delle varie azioni giuridiche messe in atto tra privati (acquisti , compravendite ecc.). Tali atti erano redatti su un trittico, in cui alla seconda faccia venivano riposti i vari sigilli e le firme dei testimoni.
Al di sotto di essi passava una cordicella che legava insieme la prima e la seconda tavoletta. Ciò per impedire di leggere il testo integrale senza spezzare i sigilli.
A Pompei ed Ercolano sono state rinvenute numerosissime tavolette carbonizzate dall’eruzione del Vesuvio . Il gruppo più cospicuo ritrovato sin ora è costituito dalle 127 tavolette del banchiere Pompeiano Lucio Cecilio Giocondo, rinvenute nel 1827. Esse testimoniano un’eccezionale documentazione sulla compravendita di beni mobiliari ed immobiliari, animali e schiavi. Sono riportate anche diversi tipi di attività, come la riscossione di fitti, prestiti e esazione di tributi.