Il Castello di Arechi, situato sul monte Bonadies, domina, ad un’altezza di 300 mt. sul mare, la città di Salerno ed il suo golfo.
Recenti indagini archeologiche hanno portato alla luce resti di alcune monete risalenti al III – II secolo a.C., che attestano già una frequentazione del sito già a partire dall’età Repubblicana, sebbene le prime notizie certe risalgano al periodo bizantino (VI secolo), all’epoca della guerra Greco-Gotica.
E’ nel periodo longobardo, però, che il castello raggiunse la sua piena attività, in particolare sotto il regno del principe Arechi II, quando egli trasferì la sua corte nella città, unico sbocco sul mare del principato di Benevento, la capitale della “Langobardia minor”. L’attenzione che il principe ripose nei confronti della città non fu soltanto ai fini della sua posizione geografica quanto, piuttosto, per la sua posizione strategica e per le possibilità economiche e commerciali che essa poteva offrire nella gestione dei territori circostanti e nei traffici marittimi con gli altri porti del Mediterraneo.
In tale panoramica, fu molto utile munirsi di una fortificazione che potesse difendere il territorio da possibili attacchi esterni, soprattutto quelli saraceni, che da secoli martoriavano la città con le loro numerose incursioni.
Il castello, così, divenne un solido strumento di difesa, grazie anche alla sua cinta muraria che si prolungava fino al mare, proteggendo anche il vero e proprio nucleo cittadino. La città, difatti, non fu mai espugnata e lo stesso Gisulfo II, ultimo re dei Longobardi, riuscì a rifugiarsi all’interno del castello durante l’assedio dei Normanni guidati da Roberto il Guiscardo, nel 1076, resistendo fino al maggio dell’anno successivo, quando il castello cedette per mancanza di viveri. Fu allora che il principato cadde sotto le mani dei Normanni che, durante il loro regno, apportarono ingenti modifiche al castello, proprio come fecero i dominatori successivi, gli Svevi, gli Angioini e gli Aragonesi
Le fasi successive
La fase normanna, documentata dagli scavi, previde un ampliamento della struttura a sud con la costruzione di un loggiato e la costruzione della piccola torre a Nord del castello, la “Bastiglia”, come ulteriore punto di difesa e avvistamento del territorio circostante.
Piuttosto scarsa è, invece, la frequentazione del luogo in epoca sveva, come attestano le poche monete e l’esiguità di materiali ritrovati durante le campagne di scavo. C’è da precisare, ad ogni modo, che in alcuni documenti federiciani si annovera la presenza della struttura salernitana nell’elenco di fortificazioni da ristrutturare, indice di un interessamento volto nei confronti della salvaguardia delle strutture difensive poste all’interno dei territori di appartenenza reale.
E’ a partire dall’epoca angioina che si notano gli interventi più importanti, con un consistente ampliamento del fabbricato, l’aggiunta di cortine, cisterne ed un vero e proprio balneum. Tali elementi, insieme alla presenza di piatti, stoviglie e bicchieri in vetro e ceramica di elevata fattura, dimostrano che il castello doveva essere molto frequentato assumendo un aspetto molto più simile ad una reggia o ad un palazzo, piuttosto che ad una struttura difensiva.