Il complesso di San Pietro a Corte si articola su due piani : l’ipogeo e l’aula superiore, oggi Chiesa di San Pietro a Corte.
IPOGEO
1) TERME ROMANE :
Nell’ipogeo abbiamo testimonianze archeologiche di quattro periodi storici, a partire dal I secolo d.C. Al primo periodo risalgono le terme romane. Durante gli scavi archeologici condotti negli anni ’80, sono state trovate tracce archeologiche di un impianto termale risalente all’età medio imperiale (cioè fine del I secolo e inizi del II secolo d.C.). Il complesso termale fu costruito con un’altezza di circa 13 metri ed aveva una serie di ambienti con volte a crociera e volte a botte. Il primo ambiente rappresentava un ambiente di acclimatazione che fungeva anche da spogliatoio, chiamato in latino apodyterium, mentre il secondo ambiente era il frigidarium, che consisteva in una vasca di marmo con acqua fredda che occupava tutta la lunghezza dell’ambiente. Gli ambienti termali continuano sotto l’attuale Palazzo Fruscione, dove è visibile una parte di pavimento in mosaico appartenente alle terme. Proseguivano anche verso sud-est, dove era collocato il calidarium, cioè la piscina con l’acqua calda. Le terme furono distrutte da una terribile alluvione avvenuta tra IV-V secolo.
2) CHIESA E CIMITERO PALEOCRISTIANO :
Il frigidarium, dopo il suo abbandono fu utilizzato, almeno a partire dalla fine del V secolo e fino al VII, da una comunità cristiana come ecclesia e cemeterium. In questo spazio vengono sepolti molti personaggi illustri del tempo. Uno dei tanti era un certo Socrates, vissuto 48 anni. (Informazioni ricavate dall’epigrafe rinvenuta sulla tomba). Egli era una persona molto importante, al punto da essere definito “vir spectabilis”. Per realizzare la sua tomba viene addirittura modificata la struttura dell’edificio . Il suo sepolcro si trova sotto uno degli archi di ingresso del frigidarium, nella forma di arcosolio1, secondo la tradizione paleocristiana.
3) IL PERIODO LONGOBARDO :
Nel 758 Desiderio, re dei Longobardi, che viveva a Pavia, nominò Arechi II duca di Benevento. Arechi decise di costruire a Salerno un meraviglioso palazzo. Sono tre le fonti principali a cui attingere per la storia dei longobardi e del loro periodo salernitano : Paolo Diacono (cronista coevo ad Arechi che scrisse una sua biografia personale); Erchemperto, cronista di Benevento (Historia Langobardorum) ed un anonimo benedettino Salernitano che scrisse un Chronicon nel X secolo. Arechi scelse Salerno probabilmente perché la città era sul mare, aveva il porto e, soprattutto, un solido sistema difensivo con il castello fortificato dai Bizantini. Ordinò che il palazzo fosse costruito sul complesso termale romano. Nel costruire il palazzo, i longobardi non distrussero le strutture romane, ma le usarono come fondamenta per il nuovo edificio. C’è da dire che dal I secolo fino all’VIII , la quota di frequentazione era passata da circa 2.00 a 6.00 s.l.m. Ciò a causa di alluvioni e terremoti. Le macerie – generalmente livellate – costituivano i successivi orizzonti di frequentazione della città. Erano di volta in volta parzialmente liberati dai crolli e dai detriti soltanto quei luoghi pubblici o dalle particolari funzioni, alle quali non era facile rinunziare all’improvviso, come nel caso dell’ecclesia descritta. Per questa ragione, mentre l’interno dell’ambiente termale conservò sempre la stessa quota di frequentazione dal V secolo fino al cantiere arechiano, all’esterno le strade della città venivano ormai a collocarsi ad una quota mediamente più alta di circa 4 metri. I longobardi, così, rafforzarono le mura e costruirono due pilastri centrali per sorreggere il pavimento della sala superiore. Sulla parete meridionale è visibile la differenza tra la costruzione romana in opus mixtum e la parete longobarda, rozza ma molto solida. La vecchia chiesa divenne una cripta e, successivamente, un oratorio. La parte superiore diviene appannaggio dei principi e dei sovrani longobardi. Questi sono forse gli unici esempi di architettura civile longobarda che si conservano in Europa.
4) PALAZZO PUBBLICO MEDIOEVALE :
Tra i secoli XII e XIII questo luogo venne utilizzato per tenere le riunioni del parlamento cittadino e, probabilmente, divenne anche una delle sedi della Scuola Medica Salernitana. Gli affreschi che ricoprono il pilastro e alcune pareti sono in stile bizantino, caratterizzato dalla mancanza di prospettiva, dall’appiattimento e dalla stilizzazione delle figure. Si può notare un affresco recante l’immagine della Vergine con bambino e Santa Caterina D’Alessandria, protettrice della Scuola medica salernitana. A destra vi è una teoria di santi.
CAPPELLA DI SANT’ANNA
La cappella a ridosso dell’ipogeo di San Pietro a Corte fu fatta costruire nel 1725 da Fabrizio di Capua, arcivescovo di Salerno.
LA CHIESA SUPERIORE DI SAN PIETRO A CORTE
La residenza del principe era, probabilmente, organizzata su due livelli e si estendeva verso il mare. Tra il 760 e il 1076 il Palazzo, costruito in parte sulle mura romane, fu il centro del potere longobardo in città. Per un certo periodo e fino alla metà del XIV secolo, questo ambiente divenne un’aula della Scuola Medica Salernitana dove venivano conferite le lauree in Medicina. Successivamente il palazzo divenne un’abbazia con ampi possedimenti terrieri ; dopo l’Unità d’Italia , con la confisca dei beni ecclesiastici, la chiesa perdette il patrimonio terriero. L’edificio fu venduto alla confraternita dell’Immacolata Concezione e poi alla Confraternita di Santo Stefano. Del vecchio palazzo di Arechi è visibile ben poco ; le pareti originali sono a sinistra e sull’altare. Nell’angolo a sinistra dell’altare si intravede un “titulus”, ossia un elogio al Principe Arechi , scritto in lettere di bronzo e ricoperto di oro, che scorreva lungo tutte e quattro le pareti dell’aula. Questo fa pensare che tutta la parte anteriore dell’aula , dalla porta di ingresso fino alla parte rialzata dell’altare, fosse l’aula delle udienze del re (court room) e solo la zona dell’altare fosse la sua cappella privata. Sul retro dell’altare ci sono alcuni esempi del pavimento longobardo .